A partire dal 2010 infatti gli Apicoltori italiani hanno denunciato la scomparsa di migliaia di ettari di eucalipteti con la conseguente perdita della produzione mellifera.
La perdita di questa specie botanica, oltre a causare gravissimi danni alle produzioni apistiche, causa problemi anche a molte altre attività: l’eucalipto infatti è una pianta che si è molto ben adattata al clima mediterraneo, ha una crescita molto veloce e viene spesso usata come frangivento negli appezzamenti di aziende agricole, e come esemplare importante per ombreggiare ad esempio piazzole di campeggi che all’Isola d’Elba sono per la maggior parte situati sul mare, ambiente dove l’eucalipto vegeta molto bene.
Diffusione
La Psilla G. brimblecombei, originaria dell’Australia, è divenuta specie invasiva nell’ultimo decennio. La prima segnalazione è avvenuta in California e successivamente l’insetto si è diffuso in tutto il continente americano, dalla Florida all’Argentina e al Cile, ha attraversato l’oceano ed è giunto fino a noi, segnalato in Europa per la prima volta nella penisola iberica.
La pianta prediletta dall’insetto è Eucalyptus camaldulensis, molto comune su tutto il territorio italiano e ampiamente diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo ed è utilizzata non solo come specie ornamentale nel verde pubblico, urbano e privato, ma anche come specie forestale.
In Italia, nel periodo giugno-agosto 2010, studi appropriati hanno rilevato la presenza dell’insetto al Sud, nei comuni del Lazio, Campania, Basilicata, in Sicilia e in Sardegna dalla quale probabilmente è giunto fino all’Elba.
Morfologia dell’insetto
Glycaspis brimblecombei appartiene alla classe Insecta, ordine Hemiptera, sottordine Homoptera e alla superfamiglia degli Psylloidea, insetti minuscoli lunghi generalmente dai 2 ai 3 mm, somiglianti un po’ a delle cicale in miniatura. Le uova di questo insetto si schiudono all’epoca in cui si aprono i germogli della pianta su cui si trovano, e le neanidi, l’insetto ai primi stadi di sviluppo, si nutrono a spese delle foglie che, sotto la loro azione, formano delle galle, gonfiandosi e arrotolandosi su sé stesse. Numerose specie di psille sono associate ad una sola pianta, nel nostro caso, al genere Glycaspis sono ascritte 137 specie australiane facenti tutte riferimento al genere Eucalyptus.
In inglese l’insetto è noto come “red gum lerp psyllid” collegandosi al nome comune dell’eucalipto rosso (red gum) e alla produzione dei caratteristici “lerps”, follicoli di colore bianco, secreti dall’insetto duranti i primi stadi di sviluppo e costituiti da cera e melata cristallizzata, sotto i quali l’insetto si ripara.
L’insetto, ribattezzato come Psilla lerp, è a sviluppo eterometabolo, sviluppo durante il quale le varie fasi vitali dell’insetto non differiscono morfologicamente tra loro: si parte dall’uovo, poi si passa alla neanide, successivamente alla ninfa che presenta già degli abbozzi alari esterni, e infine all’adulto.
Le colonie di Psilla lerp sono facilmente individuabili a causa della presenza dei lerps, molto visibili per il colore bianco e che raggiungono anche i 3 mm di diametro sia in lunghezza che in altezza. Sollevando i lerps si osservano le neanidi (Fig. 2) di colore giallo-arancio e le ninfe di colore più scuro.
Gli adulti, lunghi circa 3 mm, hanno vita breve, dai 3 ai 10 giorni, sono mobili, si spostano e non vivono protetti dai follicoli. La femmina adulta depone le uova ad arco, fissate sulla pagina inferiore della foglia mediante un piccolo peduncolo. Dopo circa 7-10 giorni la deposizione avviene la schiusa.
Descrizione del danno
Da un’attenta analisi effettuata sul luogo di infestazione, in località Lacona, Capoliveri (LI), è emerso che l’insetto si sviluppa sia sulle foglie adulte sia sui germogli dell’anno.
La psilla è un tipico insetto che vive alimentandosi della linfa dell’albero grazie al suo particolare apparato boccale che le permette di succhiare le sostanze nutritive presenti all’interno del tessuto fogliare. Questo tipo di alimentazione produce come elemento di scarto la melata che in parte viene utilizzata dalle neanidi e dalle ninfe per la produzione dei follicoli, mentre la maggior parte, unita ad altre secrezioni cerose, imbratta il fogliame con conseguente formazione di fumaggine, uno strato scuro costituito da funghi che si nutrono della suddetta sostanza zuccherina, causando la
perdita di superficie verde fotosintetizzante da parte della foglia. La melata oltre a depositarsi sulla foglia, rende appiccicoso tutto ciò su cui si posa, automobili, arredi urbani e tutto ciò che viene a trovarsi sotto la pianta infestata, persone comprese, cui possono provocare fastidi e irritazioni.
Qualora si tratti di infestazioni importanti, si registra una sostanziale caduta di foglie (filloptosi precoce) seguita da un iniziale disseccamento dei rami (Fig. 6) che può portare alla morte della pianta nel giro di 2-3 anni. Essendo attaccati anche i germogli, la fioritura è altrettanto compromessa con conseguente perdita della produzione di miele
di eucalipto.
Sulle foglie campionate è stata osservata la presenza contemporanea di adulti, uova e di tutti gli stadi preimmaginali (ninfe e neanidi), segno di un’evoluzione del ciclo dell’insetto piuttosto veloce che è in grado di effettuare 3-4 generazioni all’anno.
Difesa e prospettive di controllo
Allo stato attuale il metodo più efficace per sconfiggere l’insetto è intervenire sulla pianta mediante trattamenti endoterapici, ovvero un sistema di introduzione di fitofarmaci (abamectina) che consente di iniettare attraverso apposite sacche dotate di siringhe, il prodotto direttamente nel tronco della pianta e quindi all’interno della linfa, così da essere trasportato naturalmente dalla pianta fino alle più piccole estremità.
Il metodo endoterapico consente di effettuare i trattamenti anche in ambito urbano senza alcun pericolo di esposizione al prodotto da parte di cose e persone ed è notevolmente più economico rispetto ad un trattamento con un prodotto che agisce per contatto effettuato in chioma, con problemi di deriva e seri rischi per tutto ciò che circonda la pianta da trattare.
Il principio attivo che entra in circolo nella linfa, non nuoce alla pianta e non lascia residui nell’ambiente. Il momento ideale per eseguire il trattamento si individua nei mesi di giugno e luglio, nei mesi in cui l’infestazione sta iniziando o è già in fase abbastanza acuta. Si rende fondamentale in ogni caso l’osservazione e il monitoraggio della popolazione dell’insetto in modo tale da capire in quali mesi questo si riproduce e quando sono presenti le forme giovanili, le più responsabili del danno recato.
Utile e ancora meno dispendiosa sarebbe la lotta biologica, ovvero combattere il nemico con un altro nemico. Alcune osservazioni condotte in altre parti d’Italia hanno rilevato la presenza di alcune specie predatrici a carico delle colonie di Psilla: le vespe, ad esempio, oltre a nutrirsi di melata, sollevano i follicoli bianchi cerosi e si nutrono delle forme sottostanti. Ciò sta contribuendo in parte al contenimento del problema, ma purtroppo al momento non esistono parassitoidi indigeni in grado di intervenire ai diversi stadi di sviluppo della psilla.
In Australia, California, Brasile e in tutti gli stati dove si è osservato l’arrivo dell’insetto molto tempo prima che in Italia, è già presente un parassitoide specifico, Psyllaephagus bliteus, impiegato in programmi di lotta biologica e che ha prodotto ottimi risultati per quanto riguarda il controllo biologico della psilla. Per poter procedere però all’allevamento e quindi all’impiego di questo parassita occorre intervenire sulla legislazione italiana che vieta l’importazione di fauna esotica.
Nel loro esposto, gli Apicoltori italiani, hanno reso noto che alcuni ricercatori dell’Università di Palermo hanno rinvenuto sul territorio siciliano, popolazioni naturali di Psyllaephagus bliteus, e che di conseguenza non può più essere considerato un insetto esogeno. Gli stessi chiedono infatti che venga attuato un Piano di lotta nazionale, così come per altri insetti per i quali già esiste un decreto di lotta obbligatoria, in modo tale da avviare campagne di sensibilizzazione sull’utilità dell’eucalipto ed istituire centri per l’allevamento di questo antagonista naturale, che unito ai mezzi chimici, potrebbe davvero risolvere e mettere fine alla crisi che sta pesantemente mettendo in difficoltà l’economia apistica, ornamentale e forestale.
Riferimenti bibliografici
- CHINERY M., (1998). Guida agli insetti d’Europa.
- GARONNA AP. et al., (2011). Glycaspis brimblecombei (Hem: Psyllidae), la psilla dal follicolo bianco ceroso, altra specie aliena dell’Eucalipto rosso in Italia.